La filosofia originaria
fu quella individuare un linguaggio che potesse essere considerato “naturale”
dai tecnici addetti all'automazione, i quali erano abituati ad avere a che fare
con circuiti a relè.
Per far questo era quindi
necessario che gli schemi di progettazione ricalcassero: significato fisico e
funzionamento di componenti e circuiti reali. La natura di questo parallelismo
è messa in luce nelle slide seguenti, ove è rappresentato un sistema costituito
da due ingressi (interruttori: ‘I1.0’, e ‘I1.1’) ed un'uscita
(lampada ‘O4.0’).

Dalle associazioni appena presentate, si evince quanto segue:
Gli interruttori sono utilizzati per simulare lo stato degli ingressi.
I condensatori sono utilizzati per rappresentare i contatti dei relè.
Le sigle alfanumeriche associate a condensatori e bobine, hanno lo scopo di segnalare le reali
corrispondenze tra questi due aspetti di un unico elemento fisico: il relè.
Le bobine rappresentano, dal punto di vista logico, degli elementi in grado di memorizzare
il passaggio di corrente, attraverso il posizionamento di un interruttore.
Le lampadine stanno a segnalare le uscite (o le periferiche a loro collegate), e
saranno da considerare attivate solo nel caso in cui siano attraversate da corrente.
Il calcolo di funzioni logiche implementate su pioli diversi è intrinsecamente parallelo
(il passaggio di corrente non può avere una logica sequenziale).
Attraverso questa simbologia, abbastanza semplice da maneggiare anche per una persona che non
abbia una formazione di tipo ingegneristico, venivano disegnati interi armadi di relè!
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