Un altro grosso problema
dei PLC, rimasto tuttora parzialmente irrisolto, è quello della loro
standardizzazione; infatti, ogni produttore di PLC ha introdotto un marchio
ed una tipologia proprietari (interpretabili solo da loro tipo di
PLC). Per avere una significativa riduzione delle piattaforme in commercio
bisogna attendere gli anni ’90, anno in cui, attraverso lo standard che si
chiama “IEC 1131-3”, si definirono dei linguaggi standard
per la realizzazione dei programmi per PLC (attualmente molti PLC supportano
tutti questi linguaggi):
Function block diagram (FBD) o diagrammi a blocchi
funzionali.
Instruction list (IL) o
lista d’istruzioni (AWL).
Linguaggio C (si usa lo stesso
standard impiegato anche nei PC, ma nei PLC e applicato solamente nei suoi
fondamentali, per ragioni che vedremo in seguito).
Structured text (ST) o
letterale strutturato (o ancora testo strutturato).
Ladder diagram (LD) o KOP,
o linguaggio a contatti (è una schematizzazione del linguaggio grafico
originariamente utilizzato dai tecnici per progettare i “quadri a
relè”, del tipo di quello che abbiamo intravisto nella slide precedente.
Lo standard “IEC 1131-3” ha tracciato anche una descrizione di PLC,
definendolo un sistema elettronico a funzionamento digitale, destinato all'uso
in ambito industriale, che utilizza una memoria programmabile per
l'archiviazione interna d’istruzioni orientate all'utilizzatore, per
l’implementazione di funzioni specifiche come quelle:
Logiche
Di sequenziamento
Di temporizzazione
Di conteggio
Di calcolo aritmetico
per controllare, mediante ingressi ed uscite (sia digitali, sia analogiche),
vari tipi di macchine e processi.
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